25 mag 2015

E l'attivano.

Alcuni esperti sarebbero giunti recentemente alla conclusione che le donne manager conseguirebbero risultati migliori degli uomini perché sarebbero più capaci di motivare e fare interagire le energie umane disponibili. Da qui ad affermare che il capitalismo avrà buone alleate per perpetuare la sua esistenza il passo è stato breve.

Un capitalismo il cui modo di essere e di fare preoccupa anche coloro che si riconoscono nel mercato di einaudiana memoria (Luigi Einaudi. Lezioni di politica sociale. Nota introduttiva di Federico Caffè. Einaudi Editore), con lo Stato che fissa i paletti per impedirgli di smodare fino al mai tanto deprecato monopolio, soprattutto se subdolo ed occulto.

E inadeguatezze, storture, ingiustizie estese e profonde che sono anche la causa di guerre e di enormi sofferenze umane.

Le donne invece, forse perché fonti di nuova vita, sanno cogliere con naturalezza l'energia positiva che si può sprigionare nei rapporti umani  quando le persone possono realizzare la complementarietà: ciò che tu non hai ce lo metto io e quanto manca a me ce lo metti tu.

E l'attivano.

Avvicinando la vita che ne deriva all'idea che ciascuno di noi coltiva nel suo intimo, trovando adesioni e determinando esiti altrimenti impensabili.

Si tenga presente la dicotomia, scissione esistenziale di cui molte persone soffrono per il lavoro sicuro che non c'è più per tutti, oppure per l'accettazione di un altro molto diverso dal desiderato, coltivato e atteso, privo di ogni motivazione e soddisfazione che non sia il solo corrispettivo spesso inadeguato per una vita dignitosa.

Cosicché le donne in ruoli di rilievo del mercato capitalistico possono rappresentare il fatto nuovo: un moderno umanistico forte stimolo al suo superamento valorizzando l'utilizzo della complementarietà naturalmente insita in ogni persona, la cui espressione genera piacere con qualche attinenza con l'atto vitale da cui origina la vita.

Evidenziando la radicale insopportabile contraddizione del "morte tua vita mia" cui porta il malinteso ed erroneo senso della competizione capitalistica nei confronti dell'altro, concorrente od avversario che dire si voglia.

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