15 mar 2019

Archeologia.

È successa una cosa importante che merita di tornarci su con un (bis): si è laureato con lode in Ateneo un po’ lontano per le mie gambe e gola un nipote.

Così ho atteso la notizia da casa.

Intanto in archeologia, cose da “Machu Picchu” se fossimo in Perù; ma nessuna invidia, semmai invidiati noi a disporre di alternative una migliore dell'altra.

Per l'interessato una sorta di scelta di vita che non ammette repliche.

Andandoci a mettere mani e testa prima possibile; non disdegnando di procurarsi le risorse occorrenti facendo il cameriere di sera in coppia con la fidanzata, ed altri lavoretti così.

Convincendosi strada facendo sulla utilità di rendere accattivante la sua esperienza per giovani che non s'accontentano di quanto propone il mercato.

Quindi disposti  a tentare, provare, investire, raccontando, raccontandosi.

Una tesi così inconsueta più da Gianni Rodari che da scopritore di chissà quali novità nella disciplina scelta. Suscitare curiosità, interesse partendo da inconfutabili traguardi già raggiunti: il Museo Egizio di Torino già alla pari con quello del Cairo.

Immagino con Relatore ambito che aiuta e lascia fare, interviene per stimolare qualità dove c'è interesse. Ed il Museo che si presta al divenire della Tesi, al suo farsi, definirsi.

Con la voglia così grande di fare bene ciò che piace, cui s'aggiungono consapevolezze, autostima che convincono si stia facendo la cosa giusta.

Fino al punto da attendersi addirittura la lode? Si! Lode meritatamente ricevuta.

Come dote da cui ripartire per una vita lieta, piena, gratificante e soddisfacente per sé e quant'altre persone potranno giovarsene nel tempo.

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