28 feb 2012

Brutti segnali

E’ un brutto segnale che la Fiat di Melfi non abbia riammesso al lavoro i tre operai licenziati, nonostante la magistratura si sia espressa in tal senso. E preferisca pagarli perché restino a casa.
Certo, la pagnotta è salva, ma la dignità di poter lavorare non c’è.
E non resta che continuare a lottare per riconquistarla.
C’è poi il gesto improvvido da “padrone delle ferriere” della Magneti e Marelli (gruppo Fiat) di Bologna e Bari, di rimuovere le bacheche interne utilizzate dalla Fiom per i comunicati sindacali e per l’affissione del giornale “l’Unità”. Affermando che la Fiom non ha più il diritto di rappresentanza in fabbrica non avendo firmato l’ultimo contratto.
Ma la Costituzione c’è sempre, ed è Lei il contratto che fa di ogni persona un cittadino e di tutti i cittadini lo Stato moderno che è l’Italia, Repubblica democratica fondata sul lavoro.
Infine Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat- Chrysler, ha dichiarato che i cinque stabilimenti italiani del gruppo dovranno impegnarsi ad esportare oltre oceano, altrimenti potrebbero essere a rischio due di essi: questo dopo le promesse di investire 20 miliardi di euro in Italia. Mentre le immatricolazioni del gruppo sono diminuite del 16% in Europa, e nel mondo la capacità produttiva dei marchi che costruiscono automobili è del 30-40% superiore alle richieste del mercato.
Tutto ciò vuol dire che aver costituito pochi grossi gruppi di produttori non basta, ma è necessario riconvertire, cioè produrre altro che si venda perché serve a utilizzare meglio le risorse essenziali e limitate di cui disponiamo: aria, acqua, suolo, energie fossili. E a diminuire la febbre della Terra, finché siamo in tempo.

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