21 feb 2012

Molleggiato

Con i suoi sermoni (inframmezzati da buona musica e bel canto) al Festival di Sanremo conclusosi da poco, Adriano Celentano ha toccato nervi scoperti delle realtà oggetto dei suoi strali. Rischiando, secondo fior di opinionisti, di incrinare addirittura il “vogliamoci bene”, che tiene insieme le forze politiche che sostengono il governo Monti in parlamento. Non credo si corra un pericolo del genere, perché la gente sa valutare il senso e la portata di quanto vede e sente. Infatti dal Molleggiato s’attendeva che trattasse gli argomenti di attualità a modo suo, a ruota libera, magari un po’ sopra le righe, irriverente, gigione, paradossale, senz’andare per il sottile con incongruenze e contraddizioni, dicendo quello che si ritiene pensino molti, ma pochi osino dire, giusto o sbagliato che sia.

Alla giullare di corte per intenderci, i cui frizzi e lazzi sono consentiti perché comunicano cose utili, altrimenti non dicibili.

Quanto al linguaggio, beh sì, quello della prima serata è stato greve.

Comunque, tranquilli, Celentano non metterà in crisi il governo, semmai lo stimolerà a cogliere aspetti reconditi di problemi aperti, alla soluzione dei quali provvederà l’acume, la saggezza, la preparazione e la dedizione al bene comune, che chi di dovere saprà dispiegare.

Chi si sarà divertito un po’, buon per lui.

Agli incavolati l’augurio di farsene una ragione.

Alle disdettate pubblicità lamentate dalla rai, è possibile che gli interessati vi abbiano posto rimedio dopo aver visto impennarsi gli indici di ascolto.

 

 

 

 

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