17 nov 2015

Sembra avere digerito il rospo.

La signora Aung San Suu Kyi premio Nobel per la Pace con il partito "Lega nazionale per la democrazia" (Nld), è riuscita a realizzare la transizione democratica in Birmania vincendo le elezioni con il 70% dei consensi.

La Giunta militare sembra avere digerito il rospo con la presa d'atto del risultato delle urne, assicurando che il passaggio dei poteri sarà pacifico.

La complessità della situazione nel Paese è nota ed i rapporti con i generali delicato in quanto per legge essi mantengono il 25% dei seggi in  parlamento, mentre l'attuale Costituzione riconosce loro la facoltà di esautorare addirittura il governo se la sicurezza nazionale fosse minacciata.

Di questa prerogativa essi si avvalsero nel 1990 quando vanificarono analoga vittoria elettorale del partito guidato da Suu Kyi.

Certo un quarto di secolo non è passato invano e le giovani generazioni hanno conoscenze, consapevolezza e maturità adeguate per costruire una democrazia rispettosa delle minoranze ben presenti nella società.

La stessa economia va ripensata in termini moderni evitando di farsi colonizzare dai detentori di cospicue risorse vicini alla giunta militare, e magari disposti a salire sul carro della vincitrice pur di continuare a fare i loro comodi.

La vicinanza con la Cina poi suggerisce una politica internazionale pragmatica che punti sui rapporti di buon vicinato ma aperti e giovevoli per lo sviluppo della Birmania e rispettosi della sua sovranità.

Questo mix di problemi e opportunità rappresenterà il banco di prova per il nuovo governo che la vincitrice è chiamata a costituire.

 

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