In Vaticano, il più piccolo stato del mondo - poche decine di ettari - si tresca come altrove per questioni di potere, con una differenza non da poco: il capo dello stato è anche Papa della Chiesa cattolica nella quale sto da credente.
Ed è a questo titolo che mi esprimo su quanto sta capitando.
Fa tristezza che uomini di Chiesa predichino in un modo e facciano il contrario, venendo anche meno alla fiducia riposta in loro.
Un pessimo esempio ed un danno per sé e per la Chiesa, nella quale i più operano con generosa dedizione volta al bene.
Sorprende che tra i coinvolti si siano anche religiosi con ruoli di tipo tecnico e amministrativo-contabile.
Ritengo pacchiano ed umanamente offensivo che curiali di rango vivano come nababbi, ostentandolo addirittura.
Mi fa specie che il Santo Padre debba spiegare a persone del suo intorno che per acquistare un bene o realizzare un'opera è meglio disporre di più preventivi e pagare la fattura solo dopo avere controllato che tutto sia a posto.
Oppure che non va bene assumere dipendenti senza accertare la reale necessità.
Circa la perdurante inadeguata capacità nell'amministrare il cospicuo patrimonio immobiliare, forse è meglio affidarlo a terzi che ci sappiano fare, liberando da tentazioni intelligenze altrimenti utilizzabili.
Fare uso improprio di documenti e informazioni riservate e propalare falsità con finalità riprovevoli, se compiuto con piena avvertenza e deliberato consenso è reato per qualsiasi dipendente; figuriamoci se si tratta di persone consacrate tenute a rispettare anche il diritto canonico!
Ritengo anch'io che, come detto dal suo portavoce Padre Lombardi, il Papa non sia stupito né indignato da quanto succede; dispiaciuto certo sì.
Infatti si tratta di esiti dell'intrapresa operazione trasparenza da Lui voluta grazie alla quale emergono magagne da risolvere e autori da esautorare.
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